"La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro, leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare..."

mercoledì 16 maggio 2007

COMUNI IMMORTALI

COMUNI IMMORTALI
Isabella Marchiolo
EDIZIONI PALOMAR € 12,00


Storie di "Comuni immortali", uomini e donne straordinari e incompresi, capaci di abbandonarsi a situazioni sentimentali tormentate e soprattutto forti, a volte persino riprovevoli nella loro capacità di travolgere convenzioni e pregiudizi. Sono personaggi “immortali” e anche, d’istinto e passione, un po’ “immorali” quelli che riempiono con le loro voci i racconti di Isabella Marchiolo. Autrice esordiente nata a Reggio Calabria, di professione è giornalista ed aveva già pubblicato un’opera divulgativa Schermi dell’utopia – glossario dei calabresi al cinema (Ariel edizioni, 16 euro). Adesso Isabella Marchiolo presta la sua scrittura essenziale, semplice e concentrata a dieci racconti di vite comuni e insolite, che si muovono come dentro una bolla tra la verità di amori e affetti totali, e la contaminazione di compromessi e modelli sociali. Sono racconti di vite insolite, malinconiche e quasi borderline. Tutte le storie gravitano sullo sfondo di un Sud pigro e insieme appassionato, forse un po’ stanco della propria pelle, dove si possono riconoscere dialetti, atmosfere e situazioni meridiane senza un indirizzo geografico preciso. Un Sud che si potrebbe definire luogo dell’anima. Un’umanità variegata è al centro dei racconti di “Comuni Immortali”. Ci sono un giovane si dibatte tra la passione per il teatro e un’incompiuta vocazione religiosa; una cardiopatica si sente cambiata dopo l'atteso trapianto di cuore; due amanti si lasciano per il sospetto di una banale infezione sessuale; un detective è ossessionato dalla passione amorosa di una cliente; una single abituata ad esperienze sentimentali disordinate spia via email la difficile genesi di una storia d’amore tra due donne; una solitaria coppia composta da fratello e sorella nasconde una storia familiare drammatica.

Alcuni giudizi:
Su queste e altre esperienze si distende lo sguardo distaccato e un po' amaro dell’autrice, che racconta la fragilità dei sentimenti autentici e stra-ordinari.

Storie che risentono della contemporaneità, punteggiate della presenza di cellulari, e-mail, titoli di giornale. In contrasto con l’immediatezza della comunicazione tecnologica, forse succubi della solitudine dell’era globale, i personaggi conservano una loro dimensione distaccata, un individualismo ribelle e un po’ alienato.

Di “Comuni immortali” scrive Giulio Mozzi: “Della scrittura di Isabella Marchiolo si può dire: che è semplice, duttile, sommessa, essenziale. Quello che si può dire, in somma, di tante buone scritture. Delle storie che con questa buona scrittura Isabella Marchiolo racconta si può dire: che sono minime, vicine all'esperienza, sottilmente disturbanti, paradigmatiche. Quello che si può dire, in somma, di tante buone storie.

Ma, detto questo, c'è ancora un avanzo. Un qualcosa che ci fa identificare questa scrittura come qualcosa di più, se non addirittura ben altro, che una buona scrittura; e ci fa identificare queste storie come qualcosa di più, se non addirittura ben altro, che buone storie ben raccontate. Questo avanzo, ovviamente, è indefinibile; e credo di potere non dirlo, ma darne un'idea, suggerirne un'intuizione, solo con un'immagine.

Isabella Marchiolo sembra parlare da dietro un'afasia. Non sento sforzo, nella sua voce, ma una sorta di opacità. Non è una voce cristallina: è vetro smerigliato. Non c'è trasparenza: c'è una materia semidensa nella quale il mio sguardo entra, si invischia, rimane prigioniero.

Non posso dire di aver provato piacere, lì invischiato. Non posso dire di essere stato felice, prigioniero lì dentro. Ma devo dire che questa materia semidensa mi è rimasta attaccata addosso. Che non me ne sono liberato facilmente. Come non ci si libera facilmente, a volte, di uno sguardo scambiato con una persona incrociata casualmente nel corridoio d'una carrozza di treno; o di una frase colta al volo, mentre si fa la fila alla cassa del supermercato, da una conversazione che si svolge in un'altra fila.

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